La rabbia è diffusissima nel nostro tempo. La maggior parte di noi la guarda con paura e a ragione, perché la rabbia può essere molto distruttiva.
C’è da sapere, però, che dietro la rabbia c’è sempre il dolore.
Più una persona è arrabbiata, più grande è il dolore che porta dentro.
Perché la rabbia è cosi furiosa?
Perché il dolore è stato soffocato, soppresso, gli è stato impedito di manifestarsi, ed è diventato una bomba che può esplodere da un momento all’altro. E’come una mina vagante. Il dolore represso è una mina vagante in quanto chiunque e in qualsiasi situazione, in modo del tutto imprevedibile, può toccarlo.
E’ così incontrollabile, che ad un certo punto vediamo il buio davanti a noi e quello che succede non lo possiamo più controllare. È questo che ci terrorizza.
Nell’articolo Dilemma Rabbia, il Dr. Massimo Vidmar, Psicologo dello staff dell’Associazione, offre ulteriori spunti su come affrontare il problema rabbia.
Ci siamo sentiti dire: “devi essere più calmo, cerca di dormire di più, fai sport etc.etc…”
Tanti possono essere i consigli che ci vengono da più parti e sono tutti sacrosanti, ma come faccio a dormire di più se ho dentro questo guazzabuglio, se la rabbia ha cominciato a farmi paura ed io comincio ad avere paura di me stesso, paura di non riuscire a controllarmi e diventare pericoloso?
Il circolo vizioso infernale
Metto tutta la mia energia nel controllo e mi imprigiono in un circolo vizioso infernale:
sento arrivare una grande rabbia → ho paura di me stesso
↑ ↓
innesco la bomba ← reprimo la rabbia
Prendere a pugni un pungiball, un cuscino o spaccare oggetti, gridare nel vuoto, sono tutti espedienti che ci aiutano a far sfiatare la pentola a pressione quel tanto che basta per non farla esplodere, per non inveire con parole e gesti o arrivare ad uccidere qualcuno, ma il pozzo di rabbia rimane e, dopo ogni sfogo occasionale , troviamo sempre altri motivi per riportarlo al livello massimo di allerta.
Come uscire dalla paura?
Cosa può fare ognuno di noi per uscire da questa situazione che, anche a livello sociale, ci spaventa tanto?
Decidere di essere guidati a sentire di nuovo le sensazioni e la sofferenza che sono all’ origine della nostra rabbia, perché questa possa essere liberata e trasformata.
La rabbia infatti non dipende dalla situazione o dalla persona del momento, ma è qualcosa che ci appartiene. L’altro non fa altro che risvegliarla.
Ci sono dei passi precisi da compiere a questo proposito:
- mettersi all‘ascolto
- osservare la nostra rabbia
- capire quando e come abbiamo iniziato a sentirla
- scoprire il dolore che ne è alla base
- riaprire la ferita
- liberare il dolore per guarirla definitivamente.
Nelle nostre giornate di DMRS e il Tocco Magico dell’Acqua, esploriamo i passi 1 (mettersi all’ascolto) e 2 (osservazione).
Occorre coraggio per riaprire ferite così dolorose e a volte è più semplice rimanere legati ai vecchi meccanismi di difesa che sono diventati parte di noi, tanto da non riconoscerli più come qualcosa di acquisito.
“Io sono così – dicono spesso le persone – non posso farci niente”.
È FALSO
La rabbia è qualcosa che mi appartiene, ma non fa parte di me.
È qualcosa che ho, non è me (io non sono la rabbia) e quindi, una volta compresa l’origine, posso anche liberarmene.